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ARBITRATO: Napolitano non firma

06-04-2010 - News Verie
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha firmato il Ddl del governo sul lavoro e ha rimandato il testo alle Camere. Ponendo forti dubbi sulla norma che prevede l´estensione dell´arbitrato nei rapporti di lavoro. "Il Capo dello Stato è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale" si legge nella nota del Quirinale. Che, per la prima volta, dal momento dell´elezioni di Napolitano, rinvia una legge alle Camere. cauta la reazione del governo. "terremo conto dei rilievi del capo dello Stato" dice il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - proporremmo alcune modifiche che mantengano in ogni caso l´istituto che lo stesso presidente della Repubblica ha apprezzato". I rilievi del Colle si appuntano su una delle due norme del ddl Lavoro. Quella che riguarda la nuova procedura di conciliazione e arbitrato che di fatto incide sulle norme dell´articolo 18 relative al licenziamento. In particolare l´articolo indicato nel comunicato del Quirinale prevede che già nel contratto di assunzione, in deroga dai contratti collettivi, si possa stabilire che in caso di contrasto le parti si affidino ad un arbitrato. L´articolo 31 modifica profondamente le disposizioni sul tentativo di conciliazione. Ma, prosegue Napolitano, "occorre verificare che le disposizioni siano pienamente coerenti con la volontarietà dell´arbitrato e la necessità di assicurare un´adeguata tutela del contraente debole", ovvero del lavoratore. L´altro articolo sul quale il Quirinale ha mosso rilievi è il 20, che esclude dalle norme del 1955 sulla sicurezza del lavoro il personale a bordo dei navigli di Stato. I primi di marzo l´aula aveva approvato il ddl. Un provvedimento che contiene norme sui lavori usuranti, gli ammortizzatori sociali, l´apprendistato e le controversie sul lavoro. La contestata normativa sull´arbitrato, aveva sottolineato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, faceva parte della versione originaria della legge Biagi: "Il diritto sostanziale del lavoro, incluso l´articolo 18 dello Statuto non è stato minimamente toccato". "Napolitano ha sempre mostrato una grande attenzione" alla eterogeneità delle norme e alle coperture finanziarie, è nel suo potere rimandare alle Camere, non ho nulla da obiettare" dice il ministro dell´Interno, Roberto Maroni. Soddisfazione è stata espressa dal Pd ("Speriamo che la maggioranza non sprechi questa occasione offertale dal presidente della Repubblica", hanno detto i deputati della commissione lavoro di Montecitorio, Marianna Madia e Ivano Miglioli) e dalla Cgil, fortemente critica verso il provvedimento. "E´ una decisione - dice il segretario Guglielmo Epifani - che conferma le considerazioni della Cgil sugli aspetti critici del provvedimento. E´ di tutta evidenza l´intempestività di una dichiarazione comune su una legge nemmeno ancora promulgata nè pubblicata sulla Gazzetta ufficiale". "Finalmente il presidente della Repubblica batte un colpo e rimanda alle Camere la legge che voleva modificare, anzi svuotare lo Statuto dei lavoratori. Ne siamo contenti perchè l´Italia dei valori è stato l´unico partito che, a suo tempo, si era permesso di pregare il presidente della Repubblica di non firmare il provvedimento ma di rinviarlo alle Camere" afferma il leader di Idv, Antonio Di Pietro. Clicca qui per leggere l´articolo sul DL dell´ arbitrato.

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